Finalmente usciamo da questa deviazione e siamo di nuovo sulla strada principale, raggiungiamo l’ultimo paese, lo superiamo , il fondo si copre man mano di neve e dulcis in fundo un cartello di divieto di accesso con ordinanza del Sindaco: la strada è chiusa.
Due scialpinisti risalgono felici pregustando la bella discesa che faranno su questa pista , noi imbocchamo il sentiero in direzione di una laconica indicazione "Dom".


All'orizzonte si susseguono valli, un ripetersi di saliscendi trasversali che ricordano le onde del mare, ed in fondo c'è il mare. Il rosso delle bacche di rosa canina interrompe talvolta il bianco della neve e piccole malghe fanno da intermezzo.




Così, senza fatica e senza patire troppo freddo, siamo a - 3°, giungiamo presso due costruzioni in posizione soleggiata. Il laconico "dom" del cartello all'imbocco del sentiero adesso è più chiaro, sul muro di una delle due costruzioni , in vernice, c'è scritto Rifugio Gosgnach. Si sta bene al sole, sorseggiare thè caldo e rilassati guardare lontano.



Dietro il rifugio, il sentiero, che prendiamo dopo la sosta, risale in maniera più diretta il versante. Il vento fa la sua comparsa, il pendio è scoperto e non ci sono ostacoli a frenare il suo andare sostenuto. La neve ventata è veramente scivolosa. Continuando potremmo arrivare al Dom Na Matajure ma dopo un pò decidiamo di tornare indietro a scaldarci ancora al sole , al riparo dal vento, al rifugio Gosgnach. La schiena appoggiata al muro, gli occhi chiusi, quasi senti il peso dei raggi dritti dritti sulla faccia. Che beatitudine, basta poco per sentirsi in pace con se stessi e con il mondo.






Adesso qualche refolo di vento arriva anche qui, decidiamo pertanto di interrompere la "seduta Zen" e di incamminarci sulla via del ritorno.





Sono bastate poche ore di sole ed in alcuni tratti, a quota più bassa, la neve si è trasformata e quando incrociamo la strada, la stessa non è più una crosta di neve indurita e lucida ma una bella, larga e morbida traccia che si percorre in tutta rilassatezza.

Sottolineatura finale di un un piccolo angolo di montagna da mettere nello zaino dei ricordi.
2 commenti:
Come il cane che si morde la coda in genere il Comune di Savogna non pulisce la strada tanto il Rifugio Pelizzo è chiuso e il gestore del rifugio non apre tanto la strada non è pulita. Nel caso però l'ordinanza del sindaco è dovuta ad alcuni rilievi dei tecnici della Prot. Civ. per smottamenti del terreno e quindi giustamente dovuta. Comnunque vi siete sgranchiti le gambe . Per le ciaspe altro giro altre avventure. Se ti consola per noi la prima volta con le racchette è stata esattamente il contrario: c'era talmente tanta neve che non siamo riusciti a fare 200 mt in due ore e mezzo. Mandi Luca e Marisa
Nadia writes:
Da qualunque parte lo si risalga, il Matajur concede sempre bellissimi scorci. Devo ammettere che da questa parte non ci sono mai salita...la prossima volta allora!Salutoni
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