CIMA DI TERRAROSSA

L'andatura è lenta in quest'uultimo giorno di Settembre. Dai Piani del Montasio vedo le nuvole, caparbie, che restano attaccate alla parte alta della montagna. Talvolta si disgregano per breve tempo e lasciano intravedere le creste che si stagliaano nell'azzurro. E' un momento effimero, quasi subito la coltre si ricompatta e preclude alla vista le quote più alte. Mi piace questa condizione meteorologica. L'incertezza è la protagonista di questa salita. In qualsiasi momento la situazione può evolversi e sul sentiero siamo perennemente in bilico tra il sole e la pioggia imminente. Dico siamo, perchè oltre me ci sono altre persone che salgono. Tutti austriaci a giudicare dai "Grüß Gott" che mi vengono rivolti. Così, distratto dagli scorci del Montasio nell'azzurro e dalle nuvole nere che risalgono il pendio, il dislivello si riduce e le ghiaie finali e la cima arrivano quasi inaspettate.


















Un raggio di sole, come uno spot, illumina Sella Somdogna e lo Jof di Miezegnot, per il resto, tutt'intorno, i "giganti" si confondono con il grigio pur non perdendo la loro spettacolarità. Firmo il libro di vetta, immortalo il gracchio (sempre lui!), una foto di vetta anche per me e poi, siccome qui a quota 2420 metri la temperatura è di appena un grado sopra lo zero, inizio la discesa.







A 2.200 metri c'è la deviazione per il sentiero alpinistico Ceria-Merlone. Il tempo, pur nella sua imprevedibilità, sembra tenere e così mi arrischio in direzione della Forca de lis Sieris. Il sentiero è quasi orizzontale e rapidamente arrivo all'ampia sella. Qui, in questo posto solitario, incontro una splendida "femmina" che si mette in posa per me.











Eccola lì Forca de lis Sieris, adesso è un ampio sorriso nell'azzurro. Di fronte il Gruppo del Canin si svela pure lui. Un momento breve, poi le nuvole, le vere padrone di questa giornata, ritornano prepotenti a chiudere il sipario.