Ci sono stati vari tempi del mio andare in Montagna. Il tempo della velocità e quello del passaggio chiave, il tempo dei rifugi e quello delle vette, il tempo delle vie attrezzate e delle ferrate. Questi "tempi" hanno scandito la mia vita, testimoni e compagni di altre vicissitudini e del passare degli anni. Oggi, eccomi qua alle prese con il tempo della consapevolezza, della montagna lenta e delle vie normali. Talvolta però i "vecchi tempi", mentre passo dopo passo percorro il sentiero, si ripresentano, ed io non oppongo resistenza.

Benvenuti, comunque la pensiate, su VIA NORMALE

18 ottobre 2009

SENTIERO FASSOZ

Mastichiamo ancora lo sbadiglio del risveglio e il tepore ci coccola mentre silenziosi viaggiamo verso la Val Aupa. In Valle, all'altezza del ponte per Dordolla, una evidente segnalazione ci indirizza alla risalita nel bosco e al nostro sentiero. Il borgo Fassoz, solitario e minuto, quattro case di numero, si raggiunge dopo pochi minuti. Un unico residente, sulla porta di casa, ci saluta, gabbiette di canarini sul muro e fiori, la compagnia di una solitudine forzata o cercata; chissà. Poche parole sul freddo che arriva, sul vivere solingo, un saluto, un gesto con la mano e riprendiamo il cammino. Chiare indicazioni su un albero ci indirizzano di nuovo verso il bosco. Bollini blu ed ometti rendono sicura l'ascesa tra le tonalità autunnali.










E' bello questo sentiero, largo e comodo con profonde prospettive, ci avvicina ad una inaspettata vista della Creta Grauzaria. Il sole che filtra e che a tratti prende forza è un compagno discontinuo. Sulla sottile linea di confine tra bosco e rocce, più o meno sui 1000 m. di quota, traversiamo il ghiaione passando sotto la Medace. Pochi metri accidentati, poi si rientra nel bosco perdendo rapidamente quota, si aggira un costone sotto lo sguardo austero della "Sfinge" e si prosegue fino ad incrociare, nei pressi dei ruderi di Casera Flop, il sentiero 437 che proviene dalle Case dei Nanghez. Su percorso conosciuto proseguiamo verso il Rifugio Grauzaria.




















La temperatura è bassa e il vento trasporta dalle quote più alte qualche fiocco di neve. La cucina friulana che avevo promesso a Marisa (il rifugio è aperto nei fine settimana di Ottobre!!) è stata sostituita da un frugale panino. Il cielo si è incupito, ci siamo infreddoliti a stare fermi e così decidiamo che è ora di tornare. Al bivio tiriamo dritti per non ripercorrere lo stesso sentiero e scendiamo sul sentiero 437 fino alle Case dei Nanghez.





Dopo un breve tratto sulla provinciale della Val Aupa in direzione Moggio, incontriamo sulla sinistra, un ponte pedonale chiamato "il puint da la cengle". Lo attraversiamo e su un antico sentiero risaliamo fino a Dordolla. Il sentiero sbuca in una zona caratterizzata da orti ben ordinati e coltivati. Dordolla, 40 anime, così ci dice una simpatica signora mentre ci indica il suo campicello di patate che ha già raccolto. Con lei si parla un pò di come si vive in un paesino piccolo, quali problemi si incontrano quotidianaente, ma lei ci guarda sorpresa: nessun problema, c'è la chiesa, l'asilo, il ricreatorio, il bar/alimentari e se serve altro, Moggio è a un tiro di schioppo...qui tutti ci diamo una mano quando serve. Qui si vive bene.




Sull'ultimo pezzo di asfalto che ci porta alla macchina, ripensiamo alla saggezza di cui sono piene le parole semplici delle semplici persone che abbiamo incontrato. Siamo contenti perchè un pò di quella saggezza ci è stata donata.

4 commenti:

montagnesottosopra ha detto...

son bellissimi questi sentieri di saggezza, sotto gli occhi saggi della Sfinge. Un saluto Marisa e Luca

anonymous ha detto...

Anonimo writes:>[nessun problema ...tutti ci diamo una mano quando serve. Qui si vive >bene]mi fanno riflettere queste poche parole...bel giro, ciao!

frivoloamilano ha detto...

...certo fanno riflettere. Si puo vivere senza tante "sovrastrutture", senza tanti "falsi bisogni"? Si può rallentare, ridare il giusto senso alle cose e alle personene? Si può. Bisognerebbe avere la forza o il coraggio di farlo. I laccioli sono tanti...ma la speranza, come si dice, è l'ultima a morire. Almeno proviamoci.

montagnesottosopra ha detto...

Trovare mezz'ora al giorno , anche solo per pensare , per riflettere su queste cose, solo mezz'ora , non serve di più. Ritagliare questo spazio è un punto di partenza sul quale appoggiare il primo piede